Ansia e pensieri tossici nascono nella nostra mente, ed è sempre da lì che può partire anche il modo per liberarsene: con una tecnica zen che insegna a farlo.
“Hai l’ansia? Non avere l’ansia”. Quanti di noi se la sono sentita dire almeno una volta. E la risposta interiore, inevitabile, è stata: se fosse così semplice, la vita sarebbe molto più leggera. La verità, però, è che la vita è fatta anche di momenti di tensione, pensieri che avvelenano le giornate e, inevitabilmente, periodi di stress e inquietudine.

A questo non si sfugge, ma quello che possiamo fare è imparare a riconoscere ciò che proviamo, senza reprimerlo né illuderci che sparisca da solo.
Ed è proprio qui che entrano in gioco alcune tecniche zen: spesso snobbate, eppure capaci di offrire spunti concreti. Non parliamo di farmaci o rimedi naturali che agiscono solo nell’immediato, ma di pratiche che in certi casi trovano persino un riscontro nella scienza. Una di queste è quella che stiamo per raccontarvi.
La tecnica che riscrive i pensieri (e abbassa l’ansia)
Certe tecniche sembrano banali finché non si prova a metterle in pratica. Questa, ad esempio, è bene conoscerla, e cogliamo l’occasione della condivisione di @IreneGoodEnergy – medical biotecnologist che su Instagram si occupa proprio di benessere personale. Il sistema, in realtà, parte da un gesto semplicissimo: scrivere. Ma non un diario qualsiasi – qui si tratta di affrontare il pensiero che ci disturba, guardarlo in faccia e capire che non ha tutto il potere che pensiamo.

Partiamo dal fatto che tutti abbiamo pensieri negativi, quindi non siamo noi sbagliati e, spesso, non è la fine del mondo – almeno, non come lo sentiamo in quel momento. Il primo passo è proprio questo: pensare a un’idea tossica, che ci fa sentire inadeguati, insicuri o semplicemente in allerta. Una di quelle che tornano sempre a galla. Va scritta su un foglio. Poi, si passa a una domanda che spesso evitiamo: come ci fa sentire questo pensiero? Non in teoria, ma nel corpo. Fastidio allo stomaco, agitazione, senso di colpa. Tutto va annotato.
A quel punto, il gioco si ribalta: bisogna ricordare un momento in cui quel pensiero non c’era. Uno solo. E scrivere cosa si provava. Anche qui, non servono frasi complesse: basta dire come stavamo.
Infine, arriva il passaggio chiave. Chiudere gli occhi per qualche secondo, respirare, e accorgersi che si può stare bene anche senza quel pensiero. Questa pratica ha una base scientifica precisa: attiva la corteccia prefrontale, la parte del cervello che regola le emozioni. In pratica, è come se il nostro sistema nervoso venisse riprogrammato.
Pochi minuti al giorno, e si impara a disinnescare il meccanismo. È efficacie? Beh, se non si prova è inutile pensare che non possa mai funzionare.